Giuseppe Boschetti a Luzzara

Vanni Marchetti

Sono tre le occasioni nelle quali Giuseppe Boschetti si presenta in quella che tutti i naïfs italiani considerano, a partire dalla fine degli anni sessanta, l’evento per loro più importante e significativo: il Premio Nazionale dei Naïfs di Luzzara.
La manifestazione, fondata da Cesare Zavattini “nella terra che pullula di artisti ingenui” si impone per tempismo, profilo culturale e rappresentatività dei giurati, già a partire dal 1967.
In verità Zavattini ha in mente per Luzzara un’idea più ampia e articolata: propone al Sindaco nel 1966 che si dedichi un’intera giornata a “conoscere se stessi”. Documentari, fotografie, pittura, musica, un geologo che analizzi la conformazione della terra del luogo, uno storico, un economista, i luzzaresi impegnati a dar prova di sé nelle arti, nello spettacolo, nell’artigianato, nelle scienze culinarie… insomma Un paese campione, che dieci anni dopo in terra di romagna, a Sant’Alberto di Ravenna, sarà Un paese vuole conoscersi.
Ma il concorso di pittura, con il suo carattere popolare e la così particolare data d’inaugurazione voluta ad ogni costo da Zavattini (scriverà Lorenza Trucchi, membro della prima Giuria, nel 1968: Assegnare un premio di pittura alla mezzanotte dell’ultimo dell’anno, in un paese abbastanza lontano dai grandi centri, dove i treni non arrivano, dove le automobili a causa della nebbia procedono – quando procedono – a passo d’uomo, assegnare un premio a pittori non professionisti, spesso misconosciuti dalla nostra critica ufficiale, non appoggiati ad alcun potere politico, non spalleggiati da amici influenti, non collegati con grossi mercanti, a pochi, isolati, candidi naïfs, ecco un’idea che non poteva venire in mente che a Cesare Zavattini) prende piede. Ligabue, Rovesti e gli altri “ingenui” sparsi per l’italia attraggono l’attenzione, incuriosiscono gli intellettuali, sono amati da un pubblico che per la prima volta ha la possibilità di accedere in massa a eventi di carattere culturale. Giuseppe Boschetti arriva al Premio di Luzzara nella seconda fase della sua storia, tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, dopo quel boom di un fenomeno culturale e di costume che ha influenzato anche certa parte della produzione industriale (gli artisti sono stati chiamati a disegnare ceramiche, loro opere sono state utilizzate per promuovere prodotti come le colombe pasquali ecc..), un chiaro successo di mercato (anche la gente comune può finalmente concedersi il lusso di appendere un quadro nella propria casa) che però fatica a ufficializzarsi in vero e proprio mercato dell’arte, in un momento nel quale si tenta la strada del “regionalismo” (un progetto sempre di Zavattini, con il quale si tenta di coinvolgere i territori regionali e di andare alla ricerca di artisti sconosciuti per creare una sorta di “carta geografica” del naïfismo italiano).
Nel catalogo della XIV Rassegna (1980/81) il Sindaco dichiara: Proposte quali quella dei naïfs alla Biennale, che già in passato hanno costituito un punto di riferimento per una battaglia culturale, possono e debbono essere riprese con maggior energia e contrassegnare anche un nuovo modo di essere della Rassegna Nazionale e del Museo di Luzzara.
Ideologismo? Forse si, ma è chiaro che la battaglia culturale che ha contrassegnato la nascita e la vita di questa manifestazione non ha mai abbandonato questi temi, e anzi ne ha fatto un cavallo di battaglia. Oggi possiamo scrivere che questo atteggiamento ha forse facilitato la ghettizzazione di questa forma espressiva. Allora si sentiva l’esigenza di ergersi a difesa di un fenomeno, identificandosi.
Giuseppe Boschetti viene immediatamente insignito del premio “parete”, indicativa dei “moti innovativi” dell’artista romagnolo. La Giuria propone per l’acquisizione l’opera dal titolo “Teatrino in Piazza”, ma sarà “Il gelataio” a far poi parte del Museo, che in quegli stessi anni trova finalmente sede stabile nell’ex Convento degli Agostiniani.
Altre due saranno le occasioni della sua partecipazione, ed entrambe presentando una sola opera: nella XVI edizione (1982/83) con “Sera d’estate”, che riceverà la Medaglia del Presidente della Repubblica attribuita attraverso il voto popolare, e nella XVII (1983/84) con “Il gioco delle bocce”. La pittura di Boschetti è precisa, lineare, adamantina, ricca di particolari, come un fotogramma di una scena di un film.
Sempre presenti, nelle opere presentate al Luzzara, scene di vita pubblica, architetture riempite dalla vita quotidiana della gente comune, che nelle piazze, nelle strade, trova le occasioni per abbandonarsi ai piaceri della vita.